martedì 29 settembre 2015

AGRIGENTO - LA VALLE DEI TEMPLI



CENNI STORICI

Agrigento fu fondata nel 581 a. C. dai coloni Roddii e Cretesi sul punto della costa geograficamente più favorevole. Era denominata Akragas dai Greci, Agrigentum dai Romani e Kirkent dagli Arabi, da cui il nome di Girgenti.  La città giace su un dolce declivio che scende verso il mare. A levante scorre il fiume S. Biagio (antico Akragas) ed a ponente scorre il Drago (antico Hipsas). L'area urbana aveva una ampiezza di 456 ettari ed era circondata da un perimetro di mura della lunghezza di 12,900 chilometri co nove porte.La città arrivò probabilmente ad ospitare 200 - 300 mila abitanti, anche se alcuni ipotizzano cifre molto superiori.


La città raggiunse grande potenza sotto il tiranno Falaride (570 - 554) che allargò la sfera di influenza politica, costruì le mura, ampliò i confini che andavano da Termini Imerese a Lentini e secondo alcuni comprendevano tutta la Sicilia, conquistò città greche e sicule. Falaride è famoso per la leggenda del toro di bronzo, pregevole opera dello scultore ateniese Perillo, dentro il quale faceva arrostire i suoi nemici. Grazie alla maestria di Perillo, le grida delle vittime risuonavano all'interno come autentici muggiti del toro.

Sotto il tiranno Terone (488 - 472)  ebbe inizio il breve splendido periodo della prosperità della Sicilia. Dopo la vittoria di Himera (Termini Imerese) nel 480 a.C. sulle selvagge orde mercenarie che Cartagine aveva raccolto in tutto il Mediterraneo, iniziò il secolo d'oro di Agrigento. La città fu dimora di filosofi come Empedocle, ideatore della teoria della trasmigrazione delle anime. Fiorivano altresì l'arte della tragedia e la medicina.

La democrazia temperata, introdotta da Empedocle (471 - 406 a. C. vi si mantenne a lungo, ma i costumi dei cittadini si infiacchirono in mezzo alle ricchezze, come a Sibari. Rimasta neutrale nella contesa tra Cartagine e Siracusa nel 413 a. C., Agrigento fu assediata nella primavera del 406 a. C. dai Cartaginesi e, dopo otto mesi di assedio, conquistata e ridotta ad un cumulo di rovine. Nel 210 il console romano Levino prese d'assedio la città e, impossessatone con una abile azione diplomatica, la abbandonò al saccheggio delle sue truppe.  

Tramontata la potenza romana, la città cadde sotto il domino bizantino e successivamente sotto quello arabo. Gli arabi prima la distrussero totalmente nell'828 d.C., poi la ricostruirono sul colle di Girgenti. Successivamente la città fu assediata dai Normanni, ai quali si arrese il 25 luglio del 1087.  

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DESCRIZIONE DEI TEMPLI

TEMPIO DI HERA LACINIA (GIUNONE)

Nel maestoso tempio gli sposi novelli offrivano, dopo il bagno di purificazione nel sacro fiume Akragas, offrivano alla dea, protettrice delle nozze, una agnella, a cui era stata tolta la bile. Il tempio sorge nell'angolo sud-est della valle sei templi, a 120 metri s.l.m. ed è rivolto come gli altri, a oriente. Fu costruito nel 450-440 a.C. secondo le forme in uso nel periodo classico greco. L'interno, circondato dalle colonne che correvano tutt'intorno ai quattro lati, risulta formato dall'insieme di tre vani: il pronao, la cella, l'opistòdomo. Le tracce di fuoco che ancora si notano nelle mura della cella documentano il saccheggio operato dai Cartaginesi nel 406 a. C..  Le dimensioni sono notevoli: m. 41,106 in lunghezza e 20,260 in larghezza, un doppio quadrato che occupa una superficie di mq. 832,807, sette volte e mezzo più piccolo del tempio di Giove Olimpico. L'altezza è di metri 15,31.   

Su una alta piattaforma rettangolare, montata su quattro gradoni, si appoggiano 34 colonne che si presentano 6 sui frontoni e 13 sui lati lunghi, contando anche quelle degli angoli. Ogni colonna è formata da quattro tamburi o rocchi, con un fascio di 20 scanalature a spigolo vivo, raggiunge una altezza di metri 6,32.
Il tempio della Concordia è in ottimo stato di conservazione, poiché, alla fine del VI secolo, fu trasformato dal vescovo Gregorio in una chiesa cristiana, dedicata ai santi Pietro e Paolo. 



TEMPIO DELLA CONCORDIA

Fu eretto tra il 440 ed il 430 a.C. in calcarenite locale. Il tempio è periptero esastilo. E' un quadrilatero di 19,758 metri per 42,230 (poco più di un doppio quadrato) che occupa una superficie di mq. 843,38 e sviluppa una altezza di metri 13,481.Il tempio era concepito come abitazione del dio  e, all'interno, il suo nucleo essenziale   era costituito dalla cella della divinità (naos) che vi era venerata sotto forma di statua. La cella era preceduta da una anticamera a due colonne (pronao) e seguita da un vestibolo (opistodomo) che aveva la funzione di custodire il tesoro, i doni votivi e l'archivio.

L'elegante ed arioso colonnato, secondo i modelli classici, ha 6 colonne per 11; ogni colonna, dell'altezza di 6,75 metri, è costituita da quattro tamburi, con un fascio di 20 scanalature a spigolo vivo. Le colonne vanno rastremandosi verso l'alto, ma, man mano che si assottigliano, tendono ad una certa convessità, generando una suggestiva illusione ottica. Le colonne, inoltre, sono leggermente inclinate verso l'interno, generando una ulteriore illusione ottica.      

Il TEMPIO DI ERACLE (ERCOLE)

Il tempio di Eracle era uno dei più belli dell'antichità, ma ora è ridotto in povere rovine. Eracle era l'eroe nazionale della Sicilia e, in particolare, di Agrigento che gli dedicò questo sontuoso tempio e celebrava in suo nome le feste eraclee. L'alta piattaforma rettangolare, montata su quattro gradoni, misura m. 73,992 in lunghezza e 27,788 in larghezza, un triplice quadrato che occupa una superficie di mq. 2056, 09 e raggiungeva una altezza di m. 16,264. Delle 38 colonne (6 sui frontoni e 15 sui lati lunghi, contando anche quelle degli angoli) solo 9, rialzate nel 1922, si stagliano imponenti in mezzo a tutte quelle rovine. Sono formate da quattro tamburi tufacei, hanno un diametro di m. 2,21 e sono alte m. 10. 


IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO

Le dimensioni colossali e la massa delle pareti e colonne fanno capire l'orgoglio degli agrigentini , i quali, dopo la splendida vittoria conseguita sui Cartaginesi a Himera (480-479), eressero come offerta di ringraziamento a Zeus, secondo il costume greco, un monumento di vittoria che, per le sue dimensioni colossali, era uno dei più grandiosi della antichità. E' costruito in stile dorico ed era l'unico di forma pseudoperiptera, vale a dire non circondato da colonne libere, ma da pseudocolonne, sette nei lati brevi e quattordici nei lati lunghi, che ritmavano lo sviluppo di un muro continuo, nel quale le semicolonne inserite si trasformavano in pilastri quadrangolari verso l'interno. L'immensa piattaforma rettangolare era rivolta verso oriente e misurava m. 113,20 in lunghezza e m.56 in larghezza, un doppio quadrato che occupa una superficie di mq. 6407. L'edificio era a cella scoperta. Le semicolonne raggiungevano una altezza di m. 16,88.  Gli intercolumni troppo vasti erano occupati da Telamoni o Atlanti, gigantesche figure maschili lunghe m. 6,71.

Atlante era il nome dell'eroe mitologico, figlio di Titani, che sosteneva sulle spalle la volta celeste, e proprio la sua raffigurazione abbelliva il tempio dedicato a Zeus Olimpio ad Agrigento, considerato tra i più belli dell'antichità e dalle colossali proporzioni. Un edificio costruito nel 480 avanti Cristo per celebrare la vittoria degli Agrigentini contro i Cartaginesi. Un tempio che era simbolo di grandezza, di forza divina e, per questo, abbellito dai Telamoni: imponenti sculture tra le colonne di cui è rimasto un solo esemplare ricostruito ed esposto nel museo Griffo di Agrigento mentre i resti di una seconda statua sono stati recuperati nell'area templare e sono quelli con cui verrà ricostruita. 

"La decisione di ridar vita a una delle statue dei Telamoni si inserisce in un progetto più ambizioso che celebra i 2.600 anni dalla fondazione di Agrigento.  Non solo la statua sarà innalzata e toccherà gli 11 metri di altezza in totale, ma verrà anche ricostruita una parte della trabeazione del tempio di Zeus Olimpio per regalare ai visitatori l'immagine della sua originaria bellezza".

TEMPIO DI CASTORE E POLLUCE

Le colonne sono state sollevate nell'angolo Nord-Ovest del tempio dallo scultore Francesco Savero Villareale e dall'architetto Domenico Cavallari nel 1836 per incarico di Lo Faso Domenica Pietrasanta. Sono colonne formate da tre tamburi tufacei, con un fascio di 20 scanalature a spigolo vivoche raggiungono una altezza di m. 5,27 ed hanno un diametro di m. 1,10.  Il tempio misurava m. 34,12 in lunghezza e m. 15,86 in larghezza, poco meno di un doppio quadrato, ed occupava una superficie di mq. 514,143. Si trattava di un periptero dorico di 6 x 13 colonne, risalente alla metà del V secolo a.C. Il tempio doveva presentare il consueto insieme di cella con pronao ed opididostomo. Più a nord vi sono le fondazioni di altri templi, di misure quasi identiche, risalenti al VI secolo a.C.


 

IMMAGINI DELLA VALLE DEI TEMPLI





Vista del mare dalla Valle dei Templi




Vista dall'alto










IL TEMPIO DI HERA LACINIA (GIUNONE)




Come era

































IL TEMPIO DELLA CONCORDIA
















































IL TEMPIO DI ERACLE (ERCOLE)



















TEMPIO DI ZEUS (GIOVE OLIMPICO)
























TEMPIO DI CASTORE E POLLUCE (IPOGEO DEI DIOSCURI)




















 

I TEMPLI NELL'ARTE


Carl L. Frommel - Il Tempio della Concordia



Bennet - Veduta delle mura di Agrigento presa dal tempio di Giunone




VISTA DELLA ODIERNA AGRIGENTO

















SELINUNTE



















Vedere anche:

giovedì 10 settembre 2015

RODI - UNA PASSEGGIATA SULLE MURA





Il primo attacco dei Turchi a Rodi ci fu nel 1480; l'assedio fallì, però gli assalitori erano riusciti ad aprire una breccia da cui erano entrati alcune centinaia di giannizzeri. Fortunatamente, i cavalieri riuscirono a ricacciare gli invasori e ad impedire ulteriori infiltrazioni. Il valore dei Cavalieri durante l'assedio aveva suscitato ammirazione nel mondo cristiano e stimolato le donazioni. Con tali soldi furono apportati molti miglioramenti alle fortificazioni, in previsione di nuovi attacchi.

Nel 1522 il sultano Solimano il Magnifico invase Rodi con forze imponenti. Secondo alcune fonti, i Turchi erano 200.000 con 400 navi; ad essi  si contrapponevano 700 Cavalieri e 7000 ausiliari greci. Per il sultano Rodi era una "spina nel fianco": va infatti tenuto presente che Rodi dista appena una quindicina di chilometri dalle coste turche che sono visibili distintamente.


L'assedio durò sei mesi; Solimano, dopo avere perso decine di migliaia di uomini, pensava di ritirarsi, ma un traditore, il D'Amaral, gli rivelò i punti deboli delle fortificazioni. Così i Cavalieri furono costretti ad arrendersi; i 170 superstiti ebbero salva la vita ed i loro averi. Salparono alla volta di Civitavecchia, da cui si trasferirono a Malta, che fu loro donata da Carlo V nel 1536. Lì i Cavalieri rimasero fino all'attacco di Napoleone. Solimano, per ringraziare Allah della conquista, costruì a Rodi una Moschea. Le chiese furono trasformate in moschee.



L'ingresso dei Turchi nella città fu segnato dalla strage degli abitanti che, secondo la tradizione, finì solo quando lo stesso Solimano vide il sangue dei Greci scorrere come un fiume. L'occupazione dei Turchi durò 390 anni, che l'isola passò sotto un giogo oppressivo; i Greci che opponevano resistenza furono torturati, privati dei loro averi, scacciati dalla città murata, dove abitavano solo i Turchi e gli Ebrei. 

Percorrere il sentiero sopra le mura fa respirare aria di Medio Evo. Ci si può immaginare l'eroica resistenza dei difensori che bombardavano i Turchi che dal fossato cercavano di scalare le mura. 


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Da “Maometto il Conquistatore” di Franz Babinger


“Le truppe in riposo sulla costa anatolica, dove avevano svernato,  furono imbarcate e il 23 maggio 1480 cominciò l’assedio della città e della fortezza di Rodi, che si protrasse per 89 giorni.  …. La flotta, nonostante la violenta opposizione del presidio del castello, fece approdare a ovest della città di Rodi, ai piedi del monte Santo Stefano, cannoni e truppe che subito si trincerarono sul monte; e già due giorni dopo due enormi cannoni furono portati verso le mura. Essi furono messi in posizione presso la chiesa di Sant’Antonio.  …. Gli assedianti portavano con sé circa sedici cannoni pesanti … L’effetto delle grandi palle di pietra scagliate dalle bocche dei giganteschi cannoni dalla parte di terra contro le trincee esterne e specialmente contro la principale fortificazione avanzata, la torre di San Niccolò, fu rovinoso, perché non meno di trecento di questi giganteschi proiettili furono lanciati in sei giorni contro il baluardo cristiano. Esso tremò dalle fondamenta e la città sarebbe stata probabilmente perduta, se mille operai non fossero riusciti, con lavoro ininterrotto, a creare, per mezzo di una trincea e di un terrapieno, uno sbarramento di fronte alla torre distrutta. …. Mesih Pascià fece impiegare tutta la forza dei cannoni contro il cosiddetto quartiere ebraico, dove la città sembrava più facilmente accessibile. …Venerdì 28 luglio le fitte schiere avanzarono irresistibilmente attraverso le rovine dei valli. L’intero esercito ottomano di circa quarantamila uomini si riversò sulle trincee, sulla spiaggia e intorno alla città assediata. Nella breccia delle mura si spinsero, avidi di bottino i giannizzeri. I Rodioti furono ricacciati e già la bandiera del grande ammiraglio dalle frange d’oro e d’argento veniva piantata in cima al bastione espugnato, quando Mesih Pascià, il quale credeva la città nelle sue mani, fece proclamare dai banditori sui bastioni che l saccheggio era proibito e che il tesoro di Rodi apparteneva al redito statale del sultano. Le conseguenze di questo passo non si fecero aspettare. La truppa d’assalto rifiutò di continuare a combattere, date queste premesse. Tutti si precipitarono indietro verso l’accampamento. Il gran maestro ed i suoi si radurarono intorno alla bandiera dell’Ordine con la immagine del Redentore ed essi avevano già combattuto per ben due ore corpo a corpo, quando il fatale ordine di Mesih Pascià con un sol colpo modificò la situazione della battaglia.  …Pare che le perdite dei turchi ammontassero a novemila morti e quindicimila feriti.”  

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Il ponte da cui si accede alle mura
Vista alla destra dal ponte
Guardando indietro si vede il ponte ed il Palazzo del Gran Maestro



Comincia la passeggiata alla sommità delle mura

Continua la passeggiata lungo le mura
Attraverso le merlature si vede il fossato sottostante






Continua il percorso sulle mura! 







Si guarda il fossato!
















Si procede!






Guardando indietro!












Una occhiata al fossato!
















Continua la passeggiata!






Una suggestiva vista del fossato!















Si va avanti!










Anche uno sguardo indietro fa scoprire viste suggestive!









La fine della passeggiata







Guardandosi intorno!

VISTA DALL'ALTO





























Mappa di Costantinopoli



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