UN POCO DI STORIA
Nella primavera del 568, i Longobardi guidati da Alboino, lasciarono le loro terre in Pannonia (Ungheria) per conquistare l'Italia. Senza incontrare forte resistenza occuparono Cividale e vi stabilirono il loro primo ducato. L'invasione proseguì lungo le strade romane che passavano attraverso Vicenza, Verona, Trento, Brescia, Bergamo, per raggiungere il Piemonte e parte dell'Emilia-Romagna fino a Reggio. Pavia oppose qualche resistenza fino al 571, quando i Longobardi si stabilirono nell'Italia centrale e meridionale, fondando i ducati di Spoleto e Benevento.
Il ducato di Spoleto, insieme al ducato di Benevento, costituiva la Langobardia Minor. Anche dopo che Autari ebbe restaurato l'autorità del sovrano nel 584, il ducato, retto da Faroaldo fino al 591, restò a lungo indipendente. Quando questi fu sconfitto dall'esarca bizantino Smaragdo, si impadronì del potere Ariulfo (591 - 600) che continuò la lotta contro i bizantini, consolidando il suo potere.
Nel VII secolo il territorio fu retto da Teudelapio (600 - 653) e Trasamondo I (663 - 700 circa). Alla morte di questi, gli successe il figlio Faroaldo II, che occupò il porto di Classe. Nel 712 era diventato re Liutprando, che perseguiva una politica di rafforzamento del potere centrale. Questi impose a Faroaldo di restituire Classe ai Bizantini. Contro il duca insorse il figlio Trasamondo II, che ne prese il posto e lo costrinse a ritirarsi in convento (712 o forse 710).
I ducati di Spoleto e Benevento si allearono con il papa per contrastare Liutprando che, a sua volta si alleò con l'esarca di Ravenna Eutichio. Il re riuscì vincitore e occupò Spoleto (729), costringendo Trasamondo II a sottomettersi. Quando questi si ribellò di nuovo, il re lo fece rinchiudere in un convento e mise al suo posto suo nipote Agiprando.
Alla sua morte nel 744, Liutprando lasciò il regno longobardo all'apice dello splendore e della coesione. Il suo successore Rachis continuò la politica di accentramento e impose un suo fedele, Lupo, a Spoleto. Nel 751, questi fu deposto dal nuovo sovrano, Astolfo (749 - 756), che assunse direttamente la reggenza.
Alboino, acclamato duca dalla popolazione, fu deposto da Desiderio (756 - 774). Con la caduta del dominio longobardo ad opera di Carlo Magno, il ducato cadde sotto il potere dei Franchi. Il primo duca franco fu Guinigisio I (774 - 788). Successivamente, fino al 794, fu duca Guido II, che associò al potere il figlio Lamberto. Furono re e imperatori fino al 798.Guido sconfisse i Saraceni sul Garigliano nell'885 e successivamente Berengario del Friuli. Fu incoronato re d'Italia da papa Stefano V e poi sacro Romano Imperatore da papa Formoso nell'891.
Agli inizi del X secolo divenne duca Alberico, un nobile tedesco che aveva sposato Marozia, figlia dell'alto funzionario romano Teofilatto. Dopo che questa contrasse il suo terzo matrimonio con il cognato Ugo di Provenza, fu imprigionata in Castel Sant'Angelo dal figlio Alberico II, nuovo dominus. Nel 1108, il ducato entrò a fare parte dello Stato della Chiesa, anche se mantenne una certa autonomia, Nel 1155 Spoleto fu incendiata da Federico Barbarossa che poi affidò il controllo della città a Corrado di Urslingen (1177 - 1198) che fu l'ultimo duca. A lui Costanza d'Altavilla affidò la custodia del figlio neonato Federico. Successivamente, dopo l'elezione di papa Innocenzo III, Spoleto entrò a fare parte dello Stato pontificio.
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DOPO SETTANT'ANNI trascorsi ad Avignone, la Chiesa si apprestava a spostarsi a Roma per mettere radici. In virtù di questo imminente cambiamento, Innocenzo VI aveva bisogno di essere rassicurato che non avrebbe perso l'egemonia in altri territori. Tra questi il centro Italia. Affidata alla supervisione di Egidio Albornoz, il cardinale spagnolo che aveva fondato pochi anni prima a Bologna il Collegio di Spagna, la Rocca Albornoziana (appunto, dal nome del suo supervisore e custode) svetta anche oggi fiera sul colle Sant'Elia. La fine dei lavori di costruzione è datata 1367. Un conforto per la Chiesa che voleva la sua presenza visibile e imponente. Ben riconoscibile ai viandanti di tutte le epoche a venire, fino a oggi.
Chi passa dalla via Flaminia viene letteralmente rapito al solo sguardo e spesso qualcuno devia dalla strada principale per fermarsi ad ammirare la costruzione monumentale più da vicino.
In prossimità la Rocca quasi rimpicciolisce, ed è capace di accogliere i viandanti con fresche volte, e passaggi panoramici. Essere accogliente all'interno era infatti una sua vocazione fin dalle intenzioni del suo architetto Matteo Gattaponi.
Dal 2007, a seguito di imponenti restauri, la rocca è diventata sede del Museo nazionale del Ducato di Spoleto. Molti di questi interventi hanno potuto contare sui fondi europei, compreso l'ultimo che ha visto impegnati il Fondo europeo per lo sviluppo regionale e il Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020.
"Il recupero urbanistico e funzionale della Rocca Albornoziana di Spoleto è un tassello fondamentale nel percorso di valorizzazione degli attrattori culturali della nostra regione, grazie anche all'accordo di valorizzazione con il Ministero della Cultura e il Comune di Spoleto. Interventi così importanti e significativi contribuiscono allo sviluppo per l'intero territorio", dice Antonella Pinna, Dirigente del Servizio Cultura della Regione Umbria.
Innovazioni e tecnologie si associano ad antiche costruzioni determinando, dice ancora Pinna "il nostro impegno a sostenere gli investimenti per migliorarne la sicurezza, la fruibilità e l'accessibilità, a supporto della naturale vocazione culturale e turistica dell'Umbria".
Il complesso monumentale ha giovato già in passato, e nel corso del tempo, di importanti progetti di valorizzazione, finanziati da fondi comunitari, statali e non solo.
L'ultimo progetto ha visto un finanziamento di quasi 3 milioni di euro, di cui oltre 2,9 milioni stanziati dalla politica di coesione europea. Le mura perimetrali sono state interamente ripristinate alla loro apparenza originaria, così come le Porte che danno accesso alla città e alla Rocca. In particolare, la porta di accesso alla città è la via principale al complesso monumentale della Rocca Albornoziana di Spoleto. La volontà è quella di riportare il fasto antico, la bellezza senza tempo, con un intervento che ha sostenuto il restauro di tutte le parti originali, il rifacimento delle coperture, degli intonaci, delle tinteggiature, e il restauro degli stemmi in pietra scolpita. Tra questi anche quello di Gregorio XIII che apre l'arco tra i due cortili, affrescato con le sei città dello Stato pontificio: Porto d'Anzio, Perugia, Orvieto, Ripatransone, Spoleto e un'ultima città non ancora identificata. Alcune antiche accessibilità, rimaste a lungo chiuse, sono state riaperte offrendo nuovi percorsi. Quello che fu un tempo il carcere femminile è stato riqualificato architettonicamente per essere destinato a spazi di socialità.
DESCRIZIONE DEI MONUMENTI
PIAZZA DEL DUOMO
La piazza del Duomo risulta da una spianata artificiale, ricavata nel versante settentrionale del colle S. Elia, a breve distanza dalla sua sommità, un tempo occupata dall'Acropoli e, più tardi, dalla Rocca papale. Già esistente in epoca romana, la piazza ha assunto il suo aspetto tra il XII e il XVI secolo: nel periodo, in cui sono stati eretti o rinnovati gli edifici che la recingono. Ad una antica soluzione urbanistica, si è unita così la nobile operosità costruttiva dei secoli dal romanico al Rinascimento per creare un insieme incomparabile.
La chiesa di Santa Maria della Manna d'Oro fu eretta ed a spese del Comune in segno di ringraziamento alla Vergine, alla cui protezione si attribuiva l'incolumità della città nei famosi avvenimenti del 1527 che condussero al sacco di Roma. Contiguo alla chiesa è il teatro Caio Melisso, che discende dal più antico teatro spoletino, sorto nel sec. XVII su una parte dell'area dell'incompiuto "Palazzo della Signoria". Nel suo aspetto attuale è opera di Giovanni Montiroli.
CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
Superbo capolavoro, la Cattedrale riassume in sé vari stili che sono testimonianza dei diversi momenti costruttivi, di cui è stata protagonista, stili che però si fondono in un complesso sicuramente armonico e unitario. Nell'edificio sono infatti presenti materiali di epoca romana, come è possibile riscontrare nel campanile; la struttura di insieme è invece medioevale e ciò si riscontra soprattutto nella facciata; rinascimentale è invece l'elegante portale che precede la costruzione. Il Duomo si innalza in fondo alla piazza omonima, quella stessa area dove si tiene ogni anno il concerto conclusivo del Festival dei Due Mondi. La facciata della cattedrale è particolarmente interessante; presenta innanzitutto le superfici spartite da in tre settori, animati da rosoni ed archi ogivali. Al centro si apre un raffinato portale; in alto spicca un grande portale con la figura di Cristo benedicente che occupa l'arcata centrale della fascia superiore. La facciata è preceduta da un portico a cinque arcate, opera di Antonio Barocci e Pippo Di Antonio, elegantemente intonato alla facciata romanica. Ai lati del porticato sono due pregevoli pulpiti. L'interno della cattedrale presenta una serie di interessanti opere d'arte; tra queste sono particolarmente degni di attenzione gli affreschi di Filippo Lippi che decorano la zona absidale, vero capolavoro di arte rinascimentale. Vi si conservano inoltre i dipinti del Pinturicchio, una scultura del Bernini raffigurante il pontefice Urbano VIII ed una bella icona bizantina che si trova nella cappella della Santa Icona.
LA ROCCA
Alla fine del 1359 si fanno risalire i primi lavori per l'edificazione della Rocca e al 1362 è datato il documento che nomina Matteo Gattaponi sovrastante della fabbrica; comunque nel 1370 la gigantesca opera non era ancora completata.
La ostruzione della rocca trae origine dalla missione di pacificare e rafforzare le terre della Chiesa, affidata nel 1353 da Innocenzo VI al cardinale Gil Albornoz. Gli spoletini accolsero con grande entusiasmo questa missione, perché il proposito di ricongiungere stabilmente il territorio alla Chiesa coincideva con l'aspirazione della città a sottrarsi al predominio esercitato , ormai da più decenni, da Perugia. In effetti, il primo risultato della costruzione della Rocca fu la demolizione, nel 1359, della fortezza che i perugini nel 1325 avevano innalzato presso Porta Fuga per meglio esercitare la loro supremazia.
Per vari secoli, fino allo scorcio del Cinquecento, il superbo edificio fu teatro degli eventi più importanti della città ed ospitò i visitatori più importanti. Vi si succedettero governatori dispotici, tanto che gli spoletini chiesero al papa la demolizione della fortezza, considerata, per lo spirito di potenza che essa emanava, una irresistibile istigazione alla tirannia.
Ma la Rocca era una inespugnabile fortezza ed anche una dimora piena di agi, tanto che nel 1449 vi si rifugiò Nicolò V, per sfuggire alla peste che imperversava a Roma. Egli chiamò Bernardo Rossellino a dirigere opere di rafforzamento e abbellimento dell'edificio. Dopo il Cinquecento la Rocca conobbe una progressiva decadenza, finché nel 1817 fu convertita dal governo pontificio a luogo di pena. Fino al 1982 restò un carcere. Finalmente, dopo anni di impegnativi lavori, dal 2007 fu adibita a sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.
Il basamento dell'imponente monumento è costituito dalla vetta del colle di Sant'Elia di solidissimo calcare compatto del Giurassico, quasi certamente spianata, con lungo e difficile lavoro manuale fin dai tempi dei primi insediamenti. La rocca ha forma di rettangolo molto allungato, i cui lati misurano 130 metri x 33 metri circa. Un braccio di fabbrica l'attraversa nel senso del lato corto, dando origine a due cortili. Ai quattro angoli estremi e alle estremità del braccio trasversale si congiungono sei possenti torri. Nel mezzo dell'ala nobile dell'edificio è situato il bellissimo cortile d'onore; su tre lati del cortile si svolge un monumentale portico a due ordini, scandito da pilastri ottagonali in mattone, congiungenti ariose arcate. Sia il disegno generale del cortile, sia il taglio dei particolari, entrambi improntati ad una franca nettezza di strutture, rivelano, a conferma dei documenti, la mano di Matteo Gattaponi, che, negli stessi anni, si occupava dell'assai affine cortile del Collegio di Spagna in Bologna.
PONTE DELLE TORRI
Il Ponte delle Torri, imponente costruzione che congiunge il colle Sant'Elia al Monteluco, appartiene quasi per intero, nel suo aspetto attuale, allo scorcio del sec. XIII ovvero al secolo seguente. Il nome deriva dal fatto che il ponte è vigilato alle due estremità da due fortezze: la Rocca e il Fortilizio dei Mulini. Le misure sono eccezionali: la lunghezza supera i m 230, l'altezza, compreso il muraglione, i m 76. Le dimensioni massime dei pilastri, alla base, sono m 10 x 12. L'immensa massa muraria, quasi interamente in calcare locale, si articola gravemente nelle due spalle estreme e nei nove fortissimi piloni, collegati da arcate ogivali, relativamente anguste; sia i piloni, sia le arcate hanno misure non costanti. La metà della fabbrica verso Monteluco (verso oriente) presenta una struttura assai più massiccia dell'altra: i piloni sono rinforzati da arcate gettate quasi a metà della loro altezza, mentre gli spazi tra pilone e pilone sono quasi dimezzati rispetto agli spazi corrispondenti nella parte occidentale.
Particolare interesse rivestono i due piloni sorgenti nel centro della valle, entrambi più larghi alla base ed entrambi vuoti e praticabili; dei due quello verso oriente ha, all'interno, due ambienti sovrapposti, accessibili da porte sulla facciata est, forniti di finestre verso la valle e di quanto necessita per una dimora prolungata. Anche il pilone occidentale, su cui l'altro scarica in parte il suo peso attraverso un grande arco rampante, ha un vano praticabile, a cui si accede da una porta ad arco, situata nella parte ovest a pochi metri da terra. L'angusta strada che corre sopra il Ponte, è protetta ai lati dal vecchio muraglione dell'acquedotto che era situato in un canale, situato alla sommità del muro, e da un basso muricciolo.
Il Ponte trae la sua origine dalla necessità di condurre in città, superando la dirupata valle del Tessino, l'acqua delle sorgenti di Cortaccione e delle cosiddette Valli. Un ponte doveva già esistere in epoca romana, ma la struttura attuale appare di origine tardo-medioevale.
Purtroppo il Ponte delle Torri esercita un perverso fascino sugli aspiranti suicidi. Sono infatti frequenti i casi di persone che si buttano dal Ponte: certo c'è la certezza di non sopravvivere! A inizio anni '80 fece scalpore il suicidio di Barbara Guinness, figlia del re della birra!
MONASTERO DI SAN PONZIANO
Il monastero sorge nel luogo tradizionalmente indicato come sepoltura del martire San Ponziano, patrono della città ed oggetto ancora oggi di fervida devozione. L'esistenza di un cenobio è documentata prima dell'anno Mille , in una zona collocata a oriente , in posizione dominante rispetto alla città, quasi interamente dominata, in passato, da possedimenti monastici. Nei secoli il monastero ospitò numerosi ordini monastici femminili. Si susseguirono nel tempo Benedettine, Clarisse ed infine le Canonichesse regolari di Sant'Agostino. La facciata della chiesa, ascrivibile al XII-XIII secolo, presenta gli elementi compositivi e decorativi caratteristici del romanico spoletino. Del rosone resta la cornice esterna, decorata dai simboli evangelici. Le figure rappresentate riportano a elementi comuni a quelli della Carredrale e della chiesa di San Pietro e sono da attribuire a maestri presenti a Spoleto ra il XII e il XIII secolo. All'esterno è possibile ammirare ancora gli elementi musivi e scultorei del portale e le tre absidi con archetti pensili ripartiti da lesene. L'interno ha la consueta pianta, comune a molte chiese romaniche spoletine: tre navate absidate e una cripta sotto il piano del pavimento. Un urgente restauro fu effettuato nel 1788 si disegno del giovane Giuseppe Valadier. La cripta conserva numerose testimonianze degli edifici preesistenti, databili alla tarda antichità e all'alto Medioevo, quali iscrizioni, capitelli e sarcofagi.
BASILICA DI SAN SALVATORE
Secondo l'erudito spoletino Giuseppe Sordini, la basilica rappresenta il "maggiore monumento spoletino dell'antichità". Di probabile origine funeraria, venne inizialmente dedicata ai martiri Concordio e Senzia, accomunati non solo perché sepolti in luoghi vicini, ma anche perché ad entrambi si attribuivano doti taumaturgiche. Le guarigioni improvvise, che inizialmente gli spoletini attribuivano a Senzia, più tardi furono collegate all'acqua molto salubre che sgorgava abbondantemente dal Colle Ciciano. In un documento benedettino dell'815, la basilica risulta intitolata a San Salvatore, un cambiamento probabilmente da attribuire ai duchi longobardi. Successivamente, viene citato come Monasterium Sancti Concordii. Nel Cinquecento sulle pareti interne dell'abside furono realizzati alcuni affreschi, che richiamavano il culto del Crocefisso, da cui derivò la nuova denominazione di "Chiesa del Crocefisso". A partire dal Novecento, infine, dopo ingenti lavori di restauro, la basilica ha ripreso definitivamente l'attuale titolo di San Salvatore.
L'edificio presenta un impianto a tre navate con presbiterio tripartito che, nella zona centrale, è coperto da una struttura a volta su base ottagonale, modificata nella tipologia a lanternino in epoca post-rinascimentale. Ai lati dell'abside si trovano due ambulacri, anch'essi absidati, in origine ambienti di servizio per le funzioni liturgiche, come da tradizione orientale-siriaca, e oggi vere e proprie cappelle aperte. I due ambulacri che sopravanzano in lunghezza l'abside maggiore che è estremamente rettilinea, creano una struttura di raccordo ad arco che dà luogo, sul retro, ad un particolare effetto di facciata.
Della decorazione interna non rimangono che stucchi in controfacciata ed alcuni elementi dell'apparato pittorico nell'abside. Qui, sul fondo della nicchia centrale, è dipinta una croce gemmata, dalle cui braccia pendono delle catenelle cn l'alfa e l'omega, affiancata da finte riquadrature marmoree racchiudenti clipei, in tutto simile a quella raffigurata tra i due angeli nel tempietto del Clitunno.
Della facciata, he risulta scandita da lesene e divisa in due ordini da una cornice, si conservano i portali e le tre finestre dell'ordine superiore. Queste ultime sono definite da pilastrini scanalati che terminano con capitelli a motivi fitomorfi. Le finestre laterali sono sormontate da frontoncini triangolari, quella centrale da un arco. I tre portali archivatisono definiti da cornici con motivi classici e sormontati da una trabeazione riccamente lavorata, che termina con una cornice sporgente, sorretta da grandi volute. La chiesa presenta un grande riutilizzo di spolia ovvero di materiale antico di diversa provenienza, come colonne, basi. capitelli, cornici; alcuni vennero rilavorati, come i rilievi architettonici della facciata, la cornice nel presbiterio e i dadi all'imposta della cupola. Nel corso degli ultimi restauri, effettuati alla fine del secolo scorso, è emerso che molti degli elementi scolpiti sono stati lavorati su blocchi di età classica, come il davanzale della finestra sinistra (che presenta l'iscrizione "AVO MATRI") e l'architrave del portale maggiore.
PIAZZA DEL MERCATO
La Piazza del Mercato è sta per secoli il più animato luogo della città, dove si svolgevano i più importanti avvenimenti pubblici, le cerimonie, le assemblee dei cittadini. Nell'età romana vi sorgeva il foro, che occupava uno spazio probabilmente maggiore della piazza attuale. Caduti gli antichi edifici, la piazza fu caoticamente invasa da costruzioni medioevali e perse la sua forma rettangolare, che il Comune ripristinò in parte nel XIII secolo. La Fonte di Piazza fu costruita dal 1746 al 1748 dall'architetto romano Costantino Fiaschetti che compose una scenografica facciata secondo il gusto romano delle mostre d'acqua.
CASA ROMANA
Sotto il Palazzo Comunale si trovano i resti di una casa romana del I secolo dopo Cristo, creduta, in base ad una iscrizione, di proprietà di Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano. Al centro vi è l'atrium con l'impluvium. Intorno vi sono i cubicoli ed il triclinium. Sulla sinistra vi è invece il peristilio.
SAN PIETRO E MONTELUCO
La Chiesa di San Pietro presenta nel suo bellissimo prospetto in pietra le testimonianze della operosità di più secoli, da cui tuttavia emerge per vigore espressivo il contributo della tarda età romanica. Nell'architettura della facciata, il romanico locale raggiunge una eccezionale maturità. Le forti cornici orizzontali a modiglioni e le larghe lesene realizzano una ampia partitura , di respiro quasi quattrocentesco, che accoglie, entro riquadri minori, bassorilievi figurati ed altri ricchi ornamenti, armoniosamente distribuiti. La facciata appartiene nel suo insieme alla fine del sec. XII o all'inizio del sec. XIII, ove si eccettuino le due ali al di sopra del dell'ordine terreno e del timpano, rifacimenti in cui è abbandonata la pietra da taglio insolitamente grande, che riveste la maggior parte del prospetto. Alla stessa epoca tardo-romanica è da riferire la affascinante decorazione scultorea, fatta eccezione per i rilievi intorno alla porta centrale, che nello spirito già inclinano al gotico.
La chiesa di S. Pietro è posta alle falde del Monteluco, il bellissimo monte interamente rivestito da un folto bosco di lecci, che, oltre a essere parte essenziale del paesaggio spoletino, racchiude in sé millenni di storia religiosa locale. Il bosco si può considerare uno splendido esempio di lecceta mediterraneo-montana.
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IMMAGINI DEI MONUMENTI
IL DUOMO
PIAZZA DUOMO
LA ROCCA ALBORNOZIANA
ESTERNO
IL CORTILE D'ONORE
ALTRI INTERNI
Il cortile delle armi
Sale dedicate a a Museo
IL PONTE DELLE TORRI
PANORAMA
Portico della Madonna di Loreto e vista della Rocca
Viste dalla Rocca
TEATRO ROMANO
ARCHI
Arco di Druso
Arco di Monterone
via dello Sdrucciolo
CASA ROMANA
CHIESA DI SAN SALVATORE
SAN PONZIANO
Vista di S. Ponziano dalla Rocca
CHIESA DI SAN PIETRO
Il bosco di lecci di Monteluco
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CONCEDERSI UNO SPUNTINO
La Torretta
LUOGHI LONGOBARDI
ABBAZIA SAN SALVATORE
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Di Alibiga5 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=62412692
La leggenda di re Rachis di Francesco Nasini 1652
Di Mongolo1984 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=84348534
BENEVENTO
Santa Sofia (costruita intorno al 760 da Arechi II, duca di Benevento)
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