LA GOMERA: L'ISOLA COLOMBINA
La Gomera è un'isola situata nella parte occidentale dell'arcipelago spagnolo delle isole Canarie. La superficie è di 352 km2 (sesta isola dell'arcipelago), la popolazione è di circa 28.000 abitanti. Il principale centro dell'isola è San Sebastian de la Gomera. Amministrativamente l'isola è compresa nella provincia di Santa Cruz de Tenerife. La principale cima dell'isola è il Garajonay, alto 1.487 m e compreso nell'omonimo parco nazionale.
Nonostante la difficoltà del territorio, arido e collinoso, gli abitanti, tanto gli antichi Guanci, quanto quelli arrivati dopo la conquista spagnola, hanno sempre vissuto di agricoltura. I campi venivano ricavati dal terrazzamento dei pendii, coltivati a patate, pomodori, banane e viti. Ancora oggi sono presenti molte fattorie gestite dai locali e La Gomera ha conservato il suo carattere tipicamente agricolo. L'inaccessibilità dell'isola e la difficoltà di fare fruttare le poche zone fertili sono tutti elementi che hanno contribuito alla povertà di questa terra e spesso hanno spinto i suoi abitanti ad emigrare verso il Sud America..
SAN SEBASTIAN DE LA GOMERA
E' la principale porta d'entrata, via mare, dato che dispone del porto commerciale più grande, dove fanno scalo navi che trasportano passeggeri provenienti dalle isole di Tenerife, La Palma e El Hierro, oltre che le navi da crociera provenienti dall'Europa. Il suo porto turistico accoglie numerose imbarcazioni da diporto che gettano l'ancora in questa base storica.
Proprio qui Cristoforo Colombo fece scalo nel suo primo viaggio alla scoperta dell'America, a bordo delle tre caravelle, e nei suoi viaggi successivi. Il luogo dove pernottò l'ammiraglio ospita oggi il museo "Casa di Colombo".
BEATRIZ DE BOBADILLA
Non si sa se Colombo avesse una relazione amorosa con
Beatriz de Bobadilla, la signora di La Gomera, con la quale si incontrò sull’isola.
Poiché gli piaceva sostare a La Gomera, come fece anche durante il suo secondo
e terzo viaggio, questa supposizione sembra probabile.
Beatriz de Bobadilla era una delle donne più belle e crudeli di Castiglia.
Dopo una relazione con il re, partìnel 1481 alla conquista delle Canarie come moglie del conquistador Hernan Peraza. Alla morte di questo, ucciso dai nativi ribelli nel 1488, divenne padrona dell'isola, represse sanguinosamente la rivolta e ridusse in schiavitù molti degli isolani. Univa in sé i tratti della foemina fortis e della femme fatale. Era un argomento così comodo di pettegolezzi scandalosi, che ogni racconto su di lei va accolto con scetticismo. Inoltre la fonte che la collega a Colombo è il savonese Michele da Cuneo, notorio cultore di storie piccanti che partecipò alla seconda traversata atlantica. Parlando di una sosta della spedizione a Gomera, egli dice: "Troppo lungo sarebbe narrarvi quanti festeggiamenti, sparatorie a salve e cerimonie noi facemmo in quel luogo e tutto fu in omaggio alla signora del detto luogo, per la quale in passato il nostro Ammiraglio era stato preso d'amore".
La casa dove, secondo la tradizione, abitò Cristoforo Colombo
La chiesa dell'Assunta
La Torre de Conte risale al 1450 ed é la più antica fortezza militare ancora in piedi nell'Arcipelago Canario.
PARQUE NACIONAL GARAJONAY
La Gomera possiede, sull'altopiano centrale, un'affascinante selva sempreverde. Si tratta del bosco di Laurisilva, sopravvissuto all'Era Terziaria, il quale é formato da una grande varietà di alberi e piante che crescono grazie all'alto grado di umidità causata dalle nebbie e dalla temperatura costante di cui gode tutto l'anno. Si tratta del Parco Nazionale del Garajonay, un tesoro archeologico, che fu dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1986.
Valle del Gran Rey
Il ferryboat "Fred Olsen"
Presa de Chejelipe
Valle del Gran Rey
Terrazzamenti coltivati sui fianchi della Valle del Gran Rey
Hermigua
BEATRIZ DE BOBADILLA - LA DAMA SANGRIENTA
E' stata molto popolare tra gli studiosi di Cristoforo Colombo, perché si sospetta che Beatriz fosse la sua amante: sarebbe la spiegazione dei suoi frequenti scali a La Gomera e delle sue strane manovre per restare alcuni giorni con lei.
La zia si chiamava anche lei Beatriz de Bobadilla e godeva della fiducia della regina Isabella, sia come dama di compagnia, sia come consigliera nelle questioni di governo. Per questo motivo fu ammessa alla corte. Era molto bella e lo stesso re Ferdinando la guardava con occhi carichi di desiderio. La regina Isabella, rendendosi conto del pericolo, pensò di trovarle un marito un poco fuori mano, per toglierla dai piedi. Fu così che sposò don Hernan Peraza, governatore dell'isola di La Gomera. Questi aveva un carattere dispotico e violento ed era odiato da tutti nell'isola. Per questom fu assassinato, lasciando Beatriz vedova a 22 anni.
Grazie alla sua grande bellezza, Beatriz diventò l'amante di Alonso Fernandez de Lugo, governatore dell'isola di Tenerife e uomo più potente dell'arcipelago. La cosa suscitò scandalo, ma Beatriz non si lasciò intimidire e sposò Alonso, diventando di fatto la signora delle isole. Poté così vendicarsi di tutti i suoi nemici, che fece uccidere. Mantenne con durezza l'ordine e si rese colpevole di massacri degli aborigeni. Per questo fu chiamata "la dama sangrienta".
Accusata di molti delitti, fu richiamata a Madrid per essere giudicata, ma fu trovata uccisa a Medina del Campo.
UN POCO DI STORIA
Da
“CRISTOFORO COLOMBO” di Felipe Fernandez-Armesto
“Le
interferenze castigliane nel commercio africano avevano suscitato le proteste
portoghesi fin dagli anni ’40, ma la guerra del 1474 – 79, in cui il Portogallo
disputò a Ferdinando e a sua moglie Isabella la corona di Castiglia, agì da
catalizzatore della azione castigliana. La coppia sovrana distribuì a piene
mani patenti per imprese corsare e per trasporti di contrabbando. I genovesi di Siviglia e di Cadice
investirono con zelo in queste imprese, e i marinai andalusi, fra cui molti che
si imbarcarono con Colombo o fecero viaggi transatlantici dopo di lui, si addestrarono alla navigazione atlantica.
Il teatro principale della guerra fu terrestre, nella Castiglia settentrionale,
ma si svolse anche una “piccola guerra” marittima nella zona delle Canarie.
Corsari castigliani ebbero licenza di infrangere con la forza il monopolio
portoghese del commercio della Guinea. Antonio da Noli, il governatore genovese
delle isole di Capo Verde, appartenenti al Portogallo, passò alla
Castiglia. Navi portoghesi attaccarono
ripetutamente gli insediamenti castigliani nell’isola di Lanzarote. Si dovette
constatare la importanza delle isole dell’arcipelago che ancora non erano state
conquistate (proprio le più ricche: Gran Canaria, La Palma, Tenerife erano
tuttora nelle mani degli abitanti aborigeni), e la fragilità della presa
castigliana su altre terre. Quando
Ferdinando e Isabella mandarono una spedizione per completare la conquista
delle Canarie, una squadra navale portoghese era già per via.
Frattanto
altre ragioni spingevano i monarchi castigliani a una politica atlantica. I
portoghesi non erano i soli rivali per il possesso delle Canarie: il titolo di
signore delle isole era retaggio ereditario di Diego de Herrera, piccolo nobile
di Siviglia che si atteggiava a conquistador: tipico esempio di quei turbolenti
signorotti, il cui potere periferico era un affronto per la Corona.
Approfittando di una rivolta contro l’autorità feudale scoppiata a Lanzarote
nel 1475–76 -una delle tante – i monarchi
risolsero di fare valere la loro prerogativa sovrana; nel novembre 1476
avviarono una inchiesta sul fondamento giuridico della signoria delle Canarie.
Le sue risultanze si tradussero in un accordo del 1477 tra il feudatario e i
sovrani: i diritti degli Herrera erano
inoppugnabili, fatta salva la signoria suprema della Corona; ma “per certe
giuste e ragionevoli cause”, non meglio precisate, il diritto di conquista
veniva devoluto alla Corona. Fra il 1480 e il 1483 la Gran Canaria fu
conquistata dopo una dura lotta con gli indigeni, che, armati letteralmente di
pietre e di bastoni, sfruttarono le difficoltà del terreno, ottenendo ripetute
vittorie contro gli avversari tecnicamente superiori. Frattanto, insurrezioni indigene a Gomera
imposero l’invio colà di forze regie dalla Gran Canaria; nel 1488 e 1489
brutali incursioni schiacciarono i rivoltosi , che, con dubbia legalità, furono
resi schiavi a frotte, in quanto “ribelli contro i loro naturali signori”. Per
inciso, la conquista di Gomera mise a disposizione di Colombo il porto di acque
profonde di San Sebastian, nell’estremo lembo occidentale della Cristianità.”
“La rotta che passava per le Canarie fu il colpo maestro del viaggio. Prima di scoprire l’America, bisognava che Colombo facesse una scoperta ancor più eccezionale: quella di una rotta attraverso l’Atlantico. Un punto di partenza più a nord non gli avrebbe permesso di trovare un vento di poppa. Scegliendo le Canarie, Colombo creò le condizioni del successo. Considerando la storia delle esplorazioni nel suo complesso, si può dire probabilmente con fondamento che la maggior parte dei viaggi esplorativi sono stati fatti contro il vento dominante, tranne nei climi monsonici, perché per l’esploratore assicurarsi la via del ritorno è essenziale quanto raggiungere una nuova destinazione.
E’ proprio l’essersi scostati da questa regola che fa apparire alcuni dei viaggi più straordinari della storia - quelli dei Vichinghi alle estreme latitudini settentrionali dell’Atlantico, degli Spagn oli del XVI secolo attraverso il Pacifico, e di Colombo nel Nuovo Mondo – tanto arditi ed eroici. A parte quello di Colombo, gli altri tentativi quattrocenteschi di esplorazione atlantica, di cui siamo a conoscenza, mossero dalle Azzorre o da Bristol, nella fascia dei venti di ponente; di conseguenza, per lo più fallirono.
E’ proprio l’essersi scostati da questa regola che fa apparire alcuni dei viaggi più straordinari della storia - quelli dei Vichinghi alle estreme latitudini settentrionali dell’Atlantico, degli Spagn oli del XVI secolo attraverso il Pacifico, e di Colombo nel Nuovo Mondo – tanto arditi ed eroici. A parte quello di Colombo, gli altri tentativi quattrocenteschi di esplorazione atlantica, di cui siamo a conoscenza, mossero dalle Azzorre o da Bristol, nella fascia dei venti di ponente; di conseguenza, per lo più fallirono.
La rotta di Colombo, invece, fu calcolata quasi alla perfezione nei due sensi. Colombo partì da un punto prossimo al ventottesimo parallelo, dove poteva essere quasi sicuro di avere alle spalle gli alisei di nord-est; al ritorno, cominciò puntando a nord, alla ricerca dei venti di ponente che lo riportassero in patria, e li trovò ben presto. Salvo il fatto che non sfruttò la Corrente del Golfo, scoperta dai navigatori europei soltanto nel 1513, Colombo prefigurò quasi esattamente nel suo secondo viaggio del 1493 (quando migliorò la rotta originaria, varcando l’Atlantico un poco più obliquamente) la rotta canonica ottimale dei galeoni per il resto dell’era velica.
Questa rotta arcanamente felice ha indotto qualche storico a supporre che egli avesse una segreta precognizione della rotta, fornitagli da un pilota sconosciuto o acquisita in un suo ignoto viaggio precedente. Ricorrere a queste fantasiose spiegazioni non è necessario, e altre spiegazioni comunemente addotte sono altrettanto gratuite.
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Il 24 maggio 1493 Colombo fu incaricato, insieme a Juan de Fonseca (allora arcidiacono di Siviglia e, in seguito, soprintendente generale dell’impero americano della Spagna), di allestire una nuova flotta a Siviglia, a Cadice e in altri porti. La nuova spedizione sarebbe stata ben più grandiosa della prima e con scopi più vasti: di colonizzazione, oltre che di esplorazione. Al ritorno dal primo viaggio, Colombo aveva progettato, secondo la tradizione genovese, una colonizzazione essenzialmente commerciale, che regolasse l’ipotizzata produzione di cotone e mastice di Hispaniola, lo sfruttamento dell’oro, e la schiavizzazione ed esplorazione dei cannibali di altre isole. Gli Aruachi di Hispaniola, frattanto, sarebbero stati evangelizzati, e un gruppo di frati furono imbarcati a questo scopo.
Colombo adunò per il viaggio una flotta imponente di 17 navi, fra cui la fida Nina, che questa volta funse da nave ammiraglia. Con lui partì il fratello minore, Giacomo, chiamato adesso alla spagnola Diego Colon, che la fama di Cristoforo aveva richiamato da Genova. Il personale complessivo contava probabilmente più di 1300 uomini, fra i quali 200 volontari – i soli membri della spedizione non stipendiati dai sovrani – e venti cavalleggeri. Le dimensioni e le apparenze grandiose della spedizione erano una prova eloquente della fiducia dei sovrani e del consenso universale. La partenza fu salutata da musiche e salve di cannone.
Colombo partì per la terza spedizione nell’ultima settimana di maggio del 1498. Divise la sua flotta in due squadre. Una, composta da cinque navi sarebbe andata ad Hispaniola, seguendo la rotta stabilita nella seconda traversata. Un’altra, capitanata da lui, avrebbe fatto una enorme diversione esplorativa in una area sconosciuta dell’Atlantico. Dopo essersi approvvigionato come al solito alle Canarie, Colombo raggiunse felicemente il suo nuovo punto di partenza: le isole di Capo Verde. Dopo alcuni giorni la flotta giunse nella zona delle calme equatoriali, dove si trovò immobilizzata dalla bonaccia. Fortunatamente un vento insolito sospinse la flotta verso ponente. Colombo toccò così, senza saperlo, il continente americano.
Questa volta la rotta da Gomera portò i naviganti parecchio a sud del percorso precedente di Colombo, sicché il loro primo approdo, il 3 novembre del 1493, avvenne a Dominica, nelle Piccole Antille. Già al secondo tentativo, Colombo aveva trovato la via più corta e più rapida attraverso l’Atlantico. La nuova rotta non voleva solo essere un saggio di virtuosismo nautico. Colombo mirava a raggiungere le isole che, secondo gli indigeni, possedevano ricchezze, a sud di Hispaniola. Fu scoperta una catena di nuove isole puntando a nord lungo una rotta che lo portò a Puerto Rico. La prima vera perlustrazione a terra fu fatta nell'isola di Guadalupe. Il 22 novembre arrivarono a Hispaniola, grazie anche all'aiuto di guide indigene , che conoscevano quelle acque, grazie alle loro navigazioni in canoa.
Una brutta sorpresa attendeva Colombo: i 39 spagnoli del presidio di Navidad, erano stati tutti uccisi. Colombo frenò coloro che volevano vendetta e ristabilì buoni rapporti con gli indigeni. Comunque Hispaniola non aveva oro e il clima era malsano. Era una grande delusione! L'ammiraglio cominciò allora la esplorazione della costa cubana, con una puntata verso la Giamaica. Cercava indizi che dimostrassero che questi territori appartenevano all'Asia, non volendo ammettere di essersi sbagliato. Dopo tre settimane, abbandonò la esplorazione della costa cubana e tornò a Hispaniola, dove i coloni erano scontenti e gli indigeni erano in rivolta.
Colombo partì per la terza spedizione nell’ultima settimana di maggio del 1498. Divise la sua flotta in due squadre. Una, composta da cinque navi sarebbe andata ad Hispaniola, seguendo la rotta stabilita nella seconda traversata. Un’altra, capitanata da lui, avrebbe fatto una enorme diversione esplorativa in una area sconosciuta dell’Atlantico. Dopo essersi approvvigionato come al solito alle Canarie, Colombo raggiunse felicemente il suo nuovo punto di partenza: le isole di Capo Verde. Dopo alcuni giorni la flotta giunse nella zona delle calme equatoriali, dove si trovò immobilizzata dalla bonaccia. Fortunatamente un vento insolito sospinse la flotta verso ponente. Colombo toccò così, senza saperlo, il continente americano.
I VIAGGI DI CRISTOFORO COLOMBO
Secondo viaggio
Terzo viaggio
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