UN POCO DI STORIA
DA REPUBBLICA A GRANDUCATO
Se i Medici, dopo diciotto anni di esilio, poterono ritornare a Firenze e guidare di nuovo la politica della città, lo dovettero a Giovanni de' Medici, il futuro papa Leone X. Figlio del Magnifico, era stato nominato cardinale a dieci anni. Giovanni, che rappresentava Giulio II presso la Lega Santa, si imposer affinché il governo repubblicano del Gonfaloniere Soderini fosse rovesciato. Ciò fu possibile grazie al forte esercito della Lega. Per dare un esempio. a mo' di deterrente, egli, nel 1512, saccheggiò crudelmente Prato e 1500 persone vi persero la vita. Firenze fu risparmiata, ma si impegnò ad entrare nella Lega, a destituire il Soderini, a consentire al ritorno dei Medici come privati cittadini. Ma già sedici giorni dopo il loro rientro vi fu una modifica della costituzione a loro favorevole: fu deciso di sciogliere il Gran Consiglio, troppo numeroso per farlo occupare da persone di fiducia.
Nel 1527, quando Roma fu saccheggiata e Clemente VII, altro esponente della famiglia Medici, dovette fuggire, la grande famiglia fiorentina fu di nuovo esiliata. Nel 1530, per volere di Clemente VII, Firenze fu assediata dall'esercito imperiale. Le mura, sotto la direzione di Michelangelo, furono rafforzate, ma, dopo otto mesi, la città dovette arrendersi per fame. Era la prima volta dai tempi delle invasioni barbariche che un esercito nemico entrava in città. Carlo V impose un bastardo della famiglia Medici, Alessandro, come reggente e gli promise in sposa una sua figlia naturale, Margherita. Come condizione per il matrimonio, chiese, tra l'altro, la costruzione della Fortezza da Basso.
Il periodo della libertà fiorentina era finito per sempre. Anche se Alessandro fu assassinato da Lorenzino, membro di un ramo collaterale della famiglia, il suo successore fu un altro esponente della famiglia Medici, Cosimo, figlio del famoso condottiero, Giovanni delle Bande Nere. Cosimo fu il creatore dello stato toscano. A lui riuscì quello che la Repubblica aveva tentato invano per secoli: conquistare Siena ed il suo vasto territorio. In seguito a ciò Cosimo fu incoronato dal papa Granduca di Toscana ed assunse il nome di duca Cosimo I. In una città che per secoli era stata retta da un governo repubblicano, non era impresa facile consolidare e conservare il potere. Cosimo rafforzò l'esercito, costruì fortezze nelle città del suo dominio e riorganizzò lo stato. Come l'imperatore Augusto, al quale si sentiva spiritualmente vicino, fece di tutto per dare al suo potere una espressione evidente. A tale fine, come mai era avvenuto nella storia di Firenze, fece delle Arti uno strumento di propaganda politica. Ebbe inizio il tempo dei cortei trionfali, degli addobbi festivi, dei giochi d'acqua, dei grandiosi ricevimenti e dei costosi sposalizi.
Dopo il suo matrimonio con Eleonora di Toledo, nel 1540, il giovane duca lasciò il palazzo di famiglia in via Larga e si insediò ostentatamente nel Palazzo della Signoria. A quello che era stato il simbolo della libertà cittadina fu allora cambiato il nome in Palazzo Ducale.
DESCRIZIONE
PALAZZO VECCHIO
La costruzione iniziò nel 1299 e l'architetto fu Arnolfo di Cambio. La parte frontale, con la torre alta 94 metri, era già conclusa nel 1302. La parte posteriore, in direzione di via dei Leoni, fu ampliata in periodi diversi: nel 1343 sotto il Duca di Atene; nel 1494 dal Cronaca su decisione di Savonarola; nel 1549 da Battista del Tasso sotto Cosimo I; nel 1588 sotto Ferdinando I su progetto dell'Ammannati. Il palazzo era stato ideato come ufficio e residenza per i Priori e per il Gonfaloniere di Giustizia. Questi massimi funzionari della Repubblica, che portavano il titolo di "Signori" durante i due mesi del loro governo, vivevano come una comunità conventuale. Severamente sorvegliati, potevano lasciare il Palazzo solo per questioni inerenti alla loro carica. Nel Palazzo inoltre si riunivano entrambi i consigli: il Consiglio Speciale ed il Consiglio Generale. Come nelle altre città del Centro e del Nord Italia, il Palazzo era il simbolo della libertà cittadina. Dopo il declino della Repubblica, il duca Alessandro de' Medici fece fondere la "Vacca", la grande campana che in passato aveva convocato in piazza il Consiglio Generale e il popolo.
SALONE DEI CINQUECENTO
La sala fu realizzata sul finire del Quattrocento su impulso del carismatico frate domenicano Girolamo Savonarola. Per il governo della Repubblica il frate promuove l'istituzione di un Consiglio Maggiore molto numeroso, al quale avrebbero preso parte tutti i cittadini sopra i ventinove anni che avessero avuto antenati negli uffici e fossero in regola con le tasse: sarebbero stati più di mille. Si rese perciò necessaria una grande sala, capace di ospitare 500 persone per volta. La sala del Gran Consiglio, oggi detta dei Cinquecento, fu realizzata in tempi molto brevi. Vi furono le sedute per i Signori e per i Magistrati e le panche per i cittadini, un piccolo pulpito e un altare decorato da un dipinto. La sala aveva un aspetto severo.
Cinquanta anni dopo il contesto politico era profondamente cambiato. Savonarola era stato pubblicamente messo al rogo in piazza della Signoria e i Medici erano rientrati definitivamente a Firenze nel 1530 con l'aiuto delle truppe imperiali. Quando Cosimo I si trasferì nel Palazzo, negli anni Quaranta del Cinquecento, nacque l'idea di trasformare l'ambiente nella fastosa "Sala grande". Il duca incaricò Baccio Bandinelli e Giuliano di Baccio d'Agnolo di intervenire sulla testata nord per realizzare una "Udienza pubblica", dove potere ricevere ospiti, messaggeri e ambasciatori. L'impianto ricordava gli archi trionfali dell'antica Roma. Al centro c'era la statua di Leone X, primo papa Medici, a sinistra Giovanni delle Bande Nere, celebre capitano di ventura e padre di Cosimo, a sinistra ancora Cosimo stesso. A destra c'era la statua di Alessandro, primo duca di Firenze, poi, di lato, papa Clemente VII che benedice l'imperatore Carlo V, e infine Francesco, figlio primogenito di Cosimo. I lavori si trascinarono però negli anni, tanto che alcune statue furono terminate alla fine del XVI secolo da Giovanni Caccini.
Nel frattempo, intorno al 1555, il duca incaricò Bartolomeo Ammannati di realizzare una grande fontana sulla testata sud, opposta all'Udienza, per la quale lo scultore prevedeva "sei belle statue di marmo". La fontana non fu mai terminata e le statue si trovano oggi presso il Museo Nazionale del Bargello.
La trasformazione della sala proseguì con il progetto di Giorgio Vasari che prevedeva di rialzare il soffitto di sette metri e decorarlo con episodi celebrativi di Firenze e del Ducato di Toscana. Le storie dovevano proseguire ancora più imponenti sulle pareti est e ovest della sala. Una volta acquisita l'approvazione del duca i lavori procedettero velocemente, tanto che nel 1565, dopo soli due anni, si poterono celebrare nella sala le nozze di Francesco I con Giovanna d'Austria. Solo gli affreschi alle pareti furono realizzati successivamente, tra il 1567 ed il 1571.
Il soffitto mostra allegorie delle città toscane e del ducato, i quartieri fiorentini e vicende della storia di Firenze. Al centro vi è la "Esaltazione di Cosimo". Nelle pareti lunghe sono affrescate le Guerre contro Pisa e contro Siena (1496 - 1509). Sulla parete di ingresso, iniziando da sinistra: Vittoria sui pisani presso Torre San Vincenzo nell'anno 1505; L'imperatore Massimiliano sospende l'assedio di Livorno; Presa della fortezza di Stampace, presso Pisa. Sulla parete di fronte: Presa di una fortezza presso Porta Camollia a Siena (1554); Presa di Porto Ercole e Vittoria presso Marciano (1554).
CHIESA DI SAN LORENZO
La sua fondazione risale ai primi tempi della diffusione del cristianesimo nella colonia romana di Florentia, dove fu importato da piccoli gruppi di orientali che risalivano da Roma l'antico itinerario della via Cassia verso settentrione. Poco all'esterno della cinta muraria della città, su una piccola altura lambita dal torrente Mugnone (successivamente deviato molte volte e sospinto verso la periferia), vennero gettate le fondamenta del sacello del martire cristiano Lorenzo, arrostito sui carboni ardenti durante le persecuzioni ordinate dall'imperatore Valeriano nel 258. La chiesa acquisì grande importanza e conservò le spoglie di Zanobi, leggendario pastore della primitiva chiesa fiorentina fino alla costruzione della nuova cattedrale dedicata a Santa Reparata nel secolo XI.
Nel 1045 il vescovo Gerardo di Borgogna iniziò la seconda fase costruttiva della chiesa, completata nel 1060, quando lo stesso, divenuto nel frattempo papa Niccolò II, procedette ad una nuova consacrazione.
Nel 1418 Giovanni di Bicci de' Medici prese l'impegno di modificare radicalmente l'architettura della chiesa. L'incarico venne affidato al più qualificato esponente della corrente figurativa progressista in Firenze: Filippo Brunelleschi. Il primo ambiente che venne realizzato nella nuova forma architettonica fu la sagrestia, ovvero la cappella dedicata al santo patrono dei Medici, Giovanni evangelista, che doveva anche servire da sepoltura al committente ed alla moglie Piccarda Bueri. Alla morte di Giovanni nel 1429 la sagrestia era già completata.
Il figlio Cosimo si impegnò a portare a termine la costruzione della chiesa, nonostante stesse costruendo il nuovo palazzo di famiglia, che doveva affacciarsi nella piazza di San Lorenzo. Inoltre l'architetto Filippo Brunelleschi era impegnato in quel periodo nella costruzione della cupola della cattedrale. I lavori proseguirono quindi lentamente, anche se i Medici erano nel frattempo diventati i dominatori di Firenze. Nel 1446 morì Filippo Brunelleschi ed il suo posto fu preso dall'allievo Antonio di Manetto Ciaccheri. Nel 1464 morì Cosimo il Vecchio e fu sepolto sotto il presbiterio della chiesa, nel pilastro di sostegno. Con il figlio Piero "il Gottoso" la basilica assunse definitivamente le caratteristiche di chiesa di famiglia.
Papa Leone X volle fare della "Sagrestia Nuova" il mausoleo del padre Lorenzo e dello zio Giuliano e dei due "Duchi", Lorenzo di Urbino e Giuliano di Nemours. La costruzione fu affidata a Michelangelo che avrebbe dovuto anche dotare la basilica di una nuova facciata. Divenuti granduchi, a cominciare da Cosimo I, i Medici iniziarono la costruzione della "Cappella dei Principi", sormontata da una grande cupola. Il progetto fu interrotto dopo la morte di Giangastone nel 1737. L'ultima dei Medici, la Elettrice Palatina Anna Maria Lodovica fece costruire il campanile, lavorato con grazia settecentesca da Ferdinando Ruggeri (1740).
IMMAGINI
PALAZZO VECCHIO
ESTERNO
Il passaggio tra gli Uffizi e Palazzo Vecchio
CORTILE
IL SALONE DEI CINQUECENTO
Presa della Fortezza di Stampace (Giorgio Vasari, Giovanni Battista Naldini, Jacopo Zucchi)
Presa del forte a Porta Camollia (Giorgio Vasari, Giovanni Battista Naldini, Giovanni Stradano)
Al centro papa Leone X
Leone X
Il genio della vittoria di Michelangelo Buonarroti
LOGGIA DEI LANZI
Il ratto delle Sabine
Perseo con la testa di Medusa
LA PIAZZA ANTISTANTE
Il David ora è stato spostato alla Galleria dell'Accademia, mentre la statua sulla piazza è una copia
IL CORRIDOIO VASARIANO
CHIESA DI SAN LORENZO
IL CHIOSTRO
L'ARNO
Giardino di Boboli
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Un buon pranzo!
ARTE E STORIA
IL DAVID DI MICHELANGELO
La novità più evidente, introdotta da Michelangelo rispetto ai suoi predecessori, è la dimensione: a fronte degli 1,58 metri del bronzo di Donatello e degli 1,25 metri di quello del Verrocchio, la scultura di Buonarroti superava i 5 metri, per la precisione 5,17. Il marmo di Buonarroti trasformava l'adolescente della Bibbia in un gigante. Il David di Michelangelo è un uomo atletico nella pienezza della vita, non l'adolescente, rappresentato da Verrocchio e Donatello. La principale innovazione della sua statua risiede, ciononostante, nella concezione del tema, poiché Michelangelo decise di rappresentare il momento precedente allo scontro, quando il giovane si prepara al duello impari, invece della vittoria finale. Per la prima volta, Golia scompare dalla scena della propria morte. Questa idea poté essere realizzata solo grazie alla prodigiosa abilità dello scultore, che riuscì a dare alla figura un aspetto contenuto e di attesa, con un corpo in tensione sul punto di lanciarsi nella lotta.
A prima vista, David mostra un atteggiamento sereno e riflessivo, ma questa apparente calma è smentita dalla tensione dei muscoli e dall'inquietudine dello sguardo, che rivelano che l'eroe è sul punto di fare scivolare il braccio destro dietro la schiena per sistemare la pietra nella fionda e scagliare il proiettile con la sinistra. L'elegante contrapposto della figura fa sì che il peso si scarichi completamente sulla caviglia destra, che con il tempo ha cominciato a mostrare crepe e attualmente sembra a rischio di rottura. L'opera spicca per la definizione perfetta di ogni muscolo, osso e tendine e per la sicurezza nella modellatura, probabilmente frutto della dissezione di cadaveri che Michelangelo praticava.
Lorenzo il Magnifico
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