martedì 26 maggio 2015

MODENA - LA CITTA' DELLA GHIRLANDINA



UN POCO DI STORIA


Modena è una città di circa 180 mila abitanti, ubicata sulla via Emilia, a circa 30 km dalle alture appenniniche. E' una città dotata di grande vivacità civile e culturale ed ha conosciuto nel dopoguerra una rapida crescita economica. 
Modena entra nella fase storica con la fondazione di Mutina nell'ambito del processo di colonizzazione romana nel 183 a.C. Fu città floridissima in epoca romana, ma conobbe un periodo di abbandono nel V e VI secolo, a causa di guerre ed alluvioni.    
La città andò lentamente risorgendo intorno all'episcopio. Grazie ai privilegi imperiali ottenuti dalla autorità vescovile, come la concessione al vescovo Leodoino di realizzare una cerchia munita (891), il nucleo urbano si andò rafforzando e svolse un ruolo politico autonomo tra le potenze di Canossa e della Abbazia di Nonantola. In tale clima trova identità una forza civica laica che avrà la più significativa espressione nella costruzione della nuova Cattedrale di Lanfranco e Wiligelmo nel 1099. Il potere vescovile ebbe termine con l'autonomia comunale nel 1135.  Nel 1249 la ghibellina Modena fu sconfitta dalla guelfa Bologna nella battaglia di Fossalta. A partire dal 1289 sorse, al margine dell'abitato il nuovo Castello Estense, segnando la sottomissione di Modena, per lungo tempo in preda a lotte intestine, a Obizzo II d'Este, signore di Ferrara.   
Significativi mutamenti della struttura urbana avvennero a partire dal 1546 con la ricostruzione allargata delle mura per volontà di Ercole II d'Este. Verrà costruita nella zona nord-occidentale della città la addizione Erculea.  E' però dal 1598, con il trasferimento a Modena della corte estense, a seguito  del passaggio di Ferrara allo Stato Pontificio, che la città assume la veste di capitale del ducato. Il nuovo fulcro diventerà il Palazzo Ducale, costruito a partire dal 1630 inglobando l'antico castello.
Sotto il governo dell'illuminato Francesco III (duca dal 1737 al 1780), nel periodo successivo alla pace di Aquisgrana del 1748 che segnò la fine della guerra di Successione austriaca, si ebbe una imponente riforma dei servizi e della maglia stradale.  
Con il Plebiscito del 1860 Modena entrò a fare parte del Regno d'Italia.

GLI EDIFICI PIU' IMPORTANTI

La Cattedrale
E' il monumento più importante della città ed uno dei più insigni modelli della architettura romanica padana. Furono gettate le fondamenta nel 1099, ma già nel 1106 la cattedrale accoglieva le spoglie di San Geminiano, vescovo e patrono di Modena vissuto nel IV secolo,  alla presenza di Matilde di Canossa.  Fu compiuta e consacrata da papa Lucio III nel 1184. A Lanfranco, architetto e direttore del cantiere, che per l'apparato plastico si era avvalso della geniale collaborazione di Wiligelmo, subentrarono i maestri campionesi, qui documentati dalla fine del XII al XIV secolo.
Il paramento esterno è in pietra vicentina e veronese, con frequente reimpiego di marmi romani, recuperati durante la fase di scavo delle fondazioni da una precedente cattedrale. La facciata, monocuspidata, con ali a spiovente, è divisa in tre settori corrispondenti alle navate, da due contrafforti che le imprimono uno slancio verticale, equilibrato dal corso orizzontale di una galleria ad arcatelle (trifore racchiuse entro ampie arcate).
Al centro, sotto un grande rosone gotico inserito dai campionesi (fine XII secolo) è il portale maggiore scolpito da Wiligelmo e sormontato da un protiro con edicola, retto da leoni stilofori romani. I rilievi sulla faccia anteriore degli stipiti raffigurano il motivo simbolico del tralcio "abitato", che nella parte superiore assume l'aspetto di un vigneto; quelli sulla faccia interna degli stipiti recano 12 figure di profeti e patriarchi.      

Sono opera di Wiligelmo anche i "quattro bassorilievi con storie della Genesi". Esse sono un esito altissimo della scultura romanica e riassumono memorie dell'arte romana, suggestioni bizantine, aggiornamenti di provenienza renana. La successiva apertura da parte dei Campionesi, con conseguente innalzamento delle due lastre laterali, alterò la continuità narrativa prevista da Wiligelmo.
  
L'interno della Cattedrale, interamente in laterizio, è reso suggestivo dalla luce che filtra dal rosone attraverso le vetrate policrome su disegno di Giovanni da Modena (1450). L'impianto a tre navate con presbiterio molto soprelevato rappresenta una geniale sintesi di Lanfranco: alle colonne marmoree della tradizione basilicale si alternano pilastri a fascio in mattone, secondo l'innovazione ingegneristica borgognona. La copertura a crociere del XV secolo sostituisce quella a soffitto (o a capriate) di Lanfranco. Il pulpito, a metà della navata centrale, è opera di Arrigo da Campione. Al termine delle navate sorge un bel pontile, poggiante su sei colonne, di cui le quattro centrali sono sostenute da leoni.

Tramite la scala al termine della navata destra si sale nell'area presbiteriale soprelevata. L'altare in marmo, ornato di pietre dure, è del 1694. E' sostenuto da sei coppie di colonnine ed una centrale con eleganti capitelli. Il coro intarsiato è opera di Cristoforo e Lorenzo Canozzi di Lendinara.

La cripta si svolge per tutta l'ampiezza del presbiterio; è a tre navate sostenute da 60 colonnine con capitelli di arte lombarda. Nell'abside mediana è visibile la tomba di San Geminino, morto forse nel 397 d.C.  
La torre "Ghirlandina"
Accanto alla zona absidale si slancia la torre campanaria, già torre di avvistamento e di difesa, detta Ghirlandina, dalla ghirlanda marmorea che ne cinge la cuspide. E' opera di Lanfranco fino al penultimo piano, mentre l'ultimo piano e la guglia ottagonale sono opera dei Campionesi. Nel 1580 fu soprelevata di 14 metri.  
Palazzo Comunale

E' attestato sui lati settentrionale e orientale di Piazza Grande. Ha inglobato una serie di edifici medioevali, "incamiciati, a partire dal XVII secolo in un paramento unitario. Al centro del palazzo domina la Torre dell'Orologio, duecentesco arengario del popolo, riqualificato dal 1520 con raffinati fregi marmorei e cornicioni marcapiano di Ambrogio Tagliapietra. E' sormontata da un cupolino d'impianto ottagonale di Bartolomeo Bonascia. L'orologio fu costruito da Ludovico Gavioli nel 1868. La sottostante statua dell'Immacolata è opera di Giuseppe Mazza e fu collocata nel 1805.   


Palazzo Ducale

Il Palazzo Ducale ha una poderosa mole quadrilatera, inquadrata in un contesto che si caratterizza per la sua discrezione. Il primo nucleo fu costruito dagli Estensi nel 1288; distrutto ai primi del '300, fu ricostruito nel 1336. L'edificio vide mutata la sua funzione difensiva nel 1598, quando la corte vi si trasferì da Ferrara e Modena fu eletta capitale dello stato. La struttura attuale, con funzione di aulica rappresentanza, inglobò la struttura originaria del castello. La costruzione iniziò nel 1630 sotto la direzione del romano Girolamo Rainaldi e, successivamente, del suo allievo Bartolomeo Avanzini. Quest'ultimo realizzò la lunghissima facciata a tre ordini di finestre su doppie cornici marcapiano e balaustrata sul cornicione, fra due torri angolari. Al centro sorge un torrione che si alleggerisce progressivamente nella sopraelevazione della loggia a tre arcate e in quella dell'orologio, collocato nel 1756.    Dal 1862 il palazzo è sede dell'Accademia Militare. 



LA CATTEDRALE

























INTERNO DELLA CATTEDRALE












 

La navata sinistra
La navata di destra

LA CRIPTA














Vista della navata centrale dalla Cripta


LA GHIRLANDINA















IL PALAZZO COMUNALE










IL PALAZZO DUCALE












Vedere anche:


mercoledì 13 maggio 2015

ROMA - CASTEL SANT'ANGELO - IL MAUSOLEO DELL'IMPERATORE ADRIANO, POI DIVENTATO FORTEZZA DEI PAPI



LA STORIA

Con i suoi bastioni monumentali che evocano scene di battaglie e di tornei, Castel Sant'Angelo domina la riva destra del Tevere, tra via della Conciliazione, via Crescenzio e il palazzo di Giustizia. In pochi minuti si raggiunge San Pietro percorrendo via della Conciliazione. Questa strada scenografica fu realizzata dagli architetti Piacentini e Spaccarelli cancellando un groviglio di vicoletti preesistenti: è uno dei manifesti dell'urbanistica del Ventennio.

Publio Elio Adriano, figlio adottivo di Traiano, fu imperatore dal 117 al 138: uno dei periodi migliori dell'Impero Romano. Fece costruire per sé e per i suoi familiari un grande sepolcro, sul modello di quello di Augusto; a tale scopo scelse la zona vicina all'ager vaticanus, una zona isolata fuori della città, al di là del Tevere. L'isolamento era però limitato dal ponte Elio che costituiva un accesso diretto alla città e fu costruito insieme al monumento.
 Secondo le fonti storiche, il sepolcro era costituito da tre livelli; il primo era un basamento quadrangolare, su cui si innalzavano due corpi cilindrici sovrapposti.   Il basamento quadrato era alto circa 15 metri ed aveva le pareti esterne rivestite da lastre di marmo decorate con fregi, che erano intervallate da pilastri. Il grande corpo cilindrico era anch'esso rivestito da lastre di travertino ricoperte di marmo e culminava con un giardino alberato. Al centro si trovava un piccolo tempio, in cui erano custodite le spoglie dell'imperatore.  

Nel 271 l'imperatore Aureliano incorporò il monumento nelle nuove mura, da lui fatte costruire per difendere la città dalle invasioni dei barbari. Furono altresì costruite merlature e feritoie nel basamento, in modo da trasformare il monumento in una fortezza. Nel IV secolo, Costantino costruì la Basilica di San Pietro nelle adiacenze. L'afflusso di pellegrini favorì la nascita di un borgo che divenne obiettivo di assalti e perciò fu fortificato da Leone IV nell'852. 


Bonifacio IX (1389- 1404) apportò notevoli modifiche, nell'intento di rendere la parte centrale della costruzione inaccessibile. Il sepolcro fu inglobato in una torre quadrata e fu costruito un fossato intorno al cilindro.

Ulteriori importanti modifiche furono apportate da Niccolò V (1447-55) che fece erigere quattro baluardi agli angoli del complesso e costruì, nella zona al di sopra del cilindro,  una modesta dimora per il pontefice, addossata alla torre centrale. Tali modifiche si inserivano in un piano di ristrutturazione urbanistica che prevedeva la trasformazione del Borgo in una vera e propria "cittadella curiale" con la costruzione di nuove e altissime mura. Fu Alessandro VI che completò tali opere, incorporando i torrioni in più ampi bastioni, costruiti da Antonio da Sangallo il giovane, e unendoli con una cortina muraria.. Fece inoltre costruire un ulteriore torrione davanti al ponte,  fece scavare un ulteriore fossato tutto intorno, restaurò il passetto di Borgo e arricchì la merlatura del cilindro.

Il Castello era ormai una fortezza formidabile e papa Paolo III Farnese si dedicò a trasformarlo in una splendida residenza, creando un grande appartamento che si estendeva dalla Loggia di Giulio II fino all'altro affaccio sulla città che ornò con una seconda loggia, la Loggia di Paolo III. Per ornarla con stucchi ed affreschi furono chiamati i migliori artisti del momento.

Gli altri pontefici non apportarono modifiche significative, per cui il Castello mantenne la forma acquisita. Pio IV fece costruire la cinta pentagonale a forma di stella con cinque baluardi e Urbano VIII fece demolire il torrione che si innalzava davanti al ponte. Nel 1669, sotto papa Rospigliosi, Gian Lorenzo Bernini restaurò e ornò il ponte.

Nel 1870 il monumento venne acquistato dallo Stato Italiano che lo impiegò come carcere militare e caserma. Nel 1925 fu istituito il museo e furono fatti grandi lavori di riordino e restauro del sito.


STRUTTURA DEL MONUMENTO

Il Cilindro romano, il dromos e la rampa elicoidale

Il corpo centrale del sepolcro ha un diametro di 64 metri ed è alto circa 21. Esso costituiva il secondo livello del sepolcro ed era rivestito di lastre di travertino e di marmo andate perdute. Il percorso di visita inizia dal dromos, l'ingresso al sepolcro imperiale. Successivamente inizia la rampa elicoidale, un lungo camminamento che sale con lieve pendenza fino al livello superiore, compiendo un giro di 360 gradi.  Essa si connette con un'altra rampa, detta diametrale, che porta alla Sala delle Urne, posta a metà del percorso. La Sala si trova al centro esatto del mausoleo. Sopra di essa, ai vari livelli, si trovano la Sala della Giustizia, la Sala del Tesoro e la Sala della Rotonda. Al termine della rampa diametrale si arriva al Cortile dell'Angelo.   


Il Cortile dell'Angelo
E' così definito per la presenza della scultura raffigurante l'Arcangelo Gabriele. Essa fu eseguita nel 1545 circa da Raffaello di Montelupo, allievo di Michelangelo. Originariamente questa scultura si trovava nel terrazzo alla sommità. Nel 1752 fu trasportata qua e sostituita dalla attuale statua in bronzo.    Anticamente era chiamato Cortile d'Onore, perché su di esso si affacciavano gli appartamenti pontifici, realizzati al tempo di Niccolò V.

Il cortile della balestra

E' così soprannominato per la presenza di una antica balestra. Qui si tenevano spettacoli al tempo di Leone X. E' caratterizzato dalla presenza di un bellissimo pozzo con lo stemma di Alessandro VI Borgia. Nel cortile a semicerchio si svolgevano spettacoli teatrali per una corte papale del tutto disinibita. 
Sotto il cortile è presente una serie di piccoli ambienti destinate a depositi alimentari. Ci sono ance tristi celle che ospitarono personaggi come l'umanista italiano Pomponio Leto, Benvenuto Cellini, Giordano Bruno, il conte di Cagliostro, Beatrice Cenci.



Il Passetto di Borgo

E' un lungo e suggestivo camminamento di 800 metri che collega il Castello ai Palazzi Vaticani, ricavato al di sopra delle mura che delimitavano in passato la cittadella leonina. Fu realizzato per garantire ai pontefici una via di fuga in caso di pericolo. Fu usato per la prima volta ai tempi di Niccolò III (1277 - 80). Fu risistemato ai tempi di Niccolò V che si occupò dell'assetto urbanistico di Borgo e creò un appartamento pontificio all'interno del Castello. In occasione del Sacco di Roma del 1527, il Passetto permise a Clemente VII di sfuggire alle violenze dei Lanzichenecchi.

La Marcia Ronda

Scendendo dal Cortile dell'Angelo attraverso la rampa diametrale, si arriva al ponte levatoio che immette nella Marcia Ronda, il camminamento che collega i quattro bastioni. Esso corre lungo la cinta muraria esterna ed era percorso dalle sentinelle che erano adibite alla guardia dei bastioni. Girando verso destra si incontrano in sequenza il Bastione di San Matteo, il Bastione di San Marco ed i Bastione di San Luca. Infine, dopo avere superato un edificio rettangolare, adibito ad armeria, si giunge al Bastione di San Giovanni. 


La Sala Paolina

L'appartamento voluto da Paolo III è una sorta di dimora patrizia, un museo nel museo. Vi si accede attraverso la loggia di Giulio II: un belvedere privato dove i pontefici avevano modo di osservare il viavai di gente sul sottostante ponte Sant'Angelo. Spesso tale viavai diventava una calca caotica di pellegrini diretti a San Pietro. Ad essa si ispirerà l'immagine dantesca del pigia pigia delle anime dannate, esperienza personale di Dante durante il giubileo del 1300. 

E' l'ambiente più fastoso di tutto il palazzo e fu costruita a seguito degli ampliamenti degli appartamenti pontifici voluti da Paolo III, eletto papa nel 1534. La Sala Paolina presenta una serie di episodi che fanno riferimento ad Alessandro Magno e a san Paolo, dato che il papa si chiamava Alessandro Farnese ed aveva assunto il nome di Paolo III. Dominano le pareti corte le due figure dell'arcangelo Michele e dell'imperatore Adriano che simboleggiano la cultura romana e la cultura cristiana. La decorazione, realizzata negli anni 1545-47, fu affidata a Perin del Vaga, allievo di Raffaello, che si avvalse dell'aiuto della sua grandissima bottega.     



L'Angelo

Sulla sommità del monumento svetta la figura dell'Arcangelo Michele, che è il simbolo del monumento e ricorda un episodio miracoloso avvenuto nel 590: durante una processione guidata da Gregorio Magno per intercedere presso il Signore per porre fine ad una terribile pestilenza, che stava devastando la città di Roma, apparve proprio sulla sommità del monumento l'Arcangelo Michele nell'atto di rinfoderare la spada, ad indicare la fine della epidemia.

Una scala elicoidale, accanto alla Camera del Tesoro, porta alla grande terrazza alla sommità. Qui si gode una delle viste più belle di Roma. All'intorno un caleidoscopio di cupole: San Pietro e i palazzi apostolici,   il Quirinale, il Gianicolo e, in lontananza i Castelli Romani, la cerchia dei monti Prenestini e l'oraziana mole del Soratte. Da questa terrazza, dominata dall'imperioso Angelo di bronzo, partiva la girandola dei famosi fuochi d'artificio settecenteschi, ammirati anche da Goethe: il giorno dell'Ascensione si incendiava l'intero Castello.











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Passetto di Borgo                                                                                                  Marciaronda

Dromos - Ingresso                                                                         Celle radiali e cordonata di Paolo III                                                      
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Mausoleo di Adriano nel suo antico stato - Incisione di G. Brun











              





CASTEL SANT'ANGELO COME E' ATTUALMENTE


Castel Sant'Angelo come è attualmente



1 - Ponte decorato da Bernini e aiuti sotto Clemente IX (1667 - 1669)

2 - Lungotevere realizzato contemporaneamente alla costruzione degli argini del Tevere nel 1894

3 - Bastione di San Giovanni realizzato nel 1894, ricostruendo la torre di Niccolò V

4 - Bastione di San Matteo, trasformato nei primi anni del XX secolo, demolendo l'ampliamento seicentesco

5 Appartamento del Vice castellano, realizzato sotto Clemente XII (1730 - 1740) e Benedetto XIV (1740 - 1758) al di sopra della Loggia di Giulio II

6 Terrazzo delle corazze

7 Statua dell'Arcangelo Michele, eseguita nel 1752 da P.A Verschaffelt


CASTEL SANT'ANGELO COME E' OGGI

L'attuale configurazione iniziò con i restauri ottocenteschi, quando l'innalzamento degli argini del Tevere ne alterò il rapporto con il fiume e con il ponte. Nel 1933 - 34 furono demolite le casermette volute da Urbano VIII e furono ripristinati i fossati ed i bastioni di Pio IV. Il giardino, sorto tra il perimetro quadrato e quello pentagonale,  ha reso mutila la fortificazione.






     A           B                                   C                                                                                     D                                                                                                                                                                                    

E    F                                                                                                                   G                 H      I

A = La sala detta di Apollo per le grottesche e le storie ispirate al mito del dio che Perin del Vaga dipinse nel 1547

B = La sala Paolina, la più vasta degli appartamenti papali, riccamente ornata da dipinti di Perin del Vaga e Pellegrino Tibaldi

C = La torre a quattro livelli diventò il maschio del maniero papale. Contiene dal basso la sala della Giustizia, la camera del Tesoro, la sala Rotonda

D = La cella funeraria che conteneva le ceneri degli imperatori. Del primitivo rivestimento in marmi preziosi restano solo tracce.

E = Rampa diametrale ricavata nell'antica mole cilindrica; percorrendola, grazie a un ponte costruito nel 1822 dal Valadier, si giunge alla sala delle urne cinerarie

F = Le rampe di accesso al ponte Sant'Angelo di età romana furono sostituite dalle attuali all'inizio dell'Ottocento.

G = Dal lungo atrio absidato un corridoio a spirale sale all'atrio superiore e alla cella funeraria ricavata nello spessore della mole adriana.

H = I setti radiali del basamento sono stati conservati e trasformati nel Medioevo in magazzini e scuderie

I = Il bastione a nord-est conserva una delle quattro torri circolari sorte nel Trecento agli angoli del basamento.


     A                                  B                                                                                      C                     D
  E                                                                                                                                                      F

A = Il Passetto, il corridoio sopraelevato che, dal Vaticano, in caso di pericolo, consentiva ai pontefici di rifugiarsi nella fortezza

B = Nel 271 Aureliano trasformò il tamburo in fortezza. L'aspetto attuale è dovuto ai papi nel XV - XVI secolo

C = Nei quattro bastioni ottagonali che si vedono tuttora sono state incorporate le preesistenti torrette trecentesche

D = Solo nel 1933 - 34 furono eliminate le casematte che circondavano la piazzaforte, fatte erigere da Urbano VIII

  E = Quattro torri circolari sorsero nel Trecento agli angoli del basamento, che venne ad assumere l'aspetto di un castello

F = Cinque bastioni a cuore sorsero nel Rinascimento ai vertici della fortezza pentagonale che trasformò il castello in cittadella

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VISTE DI CASTEL SANT'ANGELO DALL'ESTERNO





















 Il cilindro romano
























 

IL PASSETTO DI BORGO






























L'ENTRATA








Testa di Adriano (all'ingresso)






 

La rampa diametrale che attraversa tutto l'edificio

IL CORTILE DELL'ANGELO



















CORTILE DELLA BALESTRA



IL PASSETTO DI BORGO









MARCIA RONDA














GIRETTI



Viste esterne






Giretto coperto di Pio IV

 

LA SALA PAOLINA








VISTE DI ROMA DALLA TERRAZZA






Viste di San Pietro



Vista verso il Palazzo di Giustizia



Vista del Tevere e ponte Sant'Angelo


Vista verso il Gianicolo e fontana dell'acqua Paola




Vista verso il Quirinale e villa Medici




Vista verso l'Altare della Patria



Il Tevere




VISTA DALL'ALTO








L'ANGELO







L'angelo dalla terrazza





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A Castel Sant'Angelo è ambientato il finale dell'opera Tosca di Giacomo Puccini.


Tosca vuole salvare il suo amante Maro Cavaradossi, patriota. Chiede un salvacondotto al barone Scarpia, capo della Polizia, il quale pretende in cambio un incontro d'amore. Tosca finge di acconsentire, ma, quando Scarpia le consegna il foglio firmato, lo pugnala. Scoperta e inseguita, si rifugia sulla terrazza di Castel sant'Angelo e di lì si getta nel Tevere (allora non c'erano gli argini!).
Intanto però Cavaradossi era già stato fucilato.

Tosca "Se la giurata fede devo tradire...."


Tosca si getta da Castel Sant'Angelo
https://www.youtube.com/watch?v=Wyi4Pjosnp0


L'imperatore Adriano morì il 10 luglio 138 d.C. nella sua residenza di Baia. Per la affascinante bellezza del paesaggio, il clima mite  e le fonti termali naturali, tale località era diventata luogo di villeggiatura per i ricchi romani che vi costruivano sontuose ville. A causa di un fenomeno di bradisismo, i resti archeologici sono sommersi.





Da "Vita di Adriano" di Ferdinand Gregorovius:

"Mentre faceva edificare il Tempio di Venere e Roma e la villa di Tivoli, Adriano si ricordò di essere mortale e volle prepararsi anche la tomba. E scelse per località i giardini di Domizia sulla via Triumphalis che conduceva in città passando sul Ponte Trionfale. Egli volle trasformare tutto il quartiere Vaticano. Prima di tutto vi fece sorgere un circo, destinandolo ai giochi in onore della sua divinità. I Goti sotto Vitige si trincerarono in quel circo, i cui avanzi rimasero a lungo visibili durante il medioevo dietro il Mausoleo. Adriano, non potendo riposare così gloriosamente come Traiano nel centro della città, entro il basamento della sua colonna, volle costruirsi un Mausoleo più bello di quello di Augusto, le cui camere interne si erano già riempite di terra e più degno di ammirazione di quello di Alicarnasso. Ed in verità il vanaglorioso Imperatore ha creato un monumento, i cui avanzi, uniti alle sovrastrutture medioevali, formano ancor oggi una delle caratteristiche di Roma, nonostante la vicinanza del Vaticano. Egli impiegò molti anni alla costruzione di questo monumento, che anch'esso, senza dubbio, fu costruito su disegni suoi.

Il Mausoleo di Adriano, sollevantesi maestoso  a vari ripiani, ricchissimo di statue e di marmi, doveva avere un aspetto meraviglioso. Ma non è giunta a noi nessuna riproduzione del suo vero aspetto e le descrizioni e riproduzioni di Procopio, Labacco, Piranesi, hirt, Canina e di altri, sono in gran parte fantastiche. La gigantesca mole riposava su di una base quadrata ricoperta di travertino ed alta quindici palmi, che ancor oggi si è conservata nelle sue linee essenziali. Agli angoli di questa specie di immenso zoccolo dovevano sorgere quattro cavalli di bronzo dorato. Sopra questo piano si innalzava una torre rotonda rivestita di lastre di marmo e circondata da un colonnato corinzio. Evidentemente Adriano, si è servito, come modello, della tomba di Cecilia Metella, con il suo fregio di teste di tori e l'architrave, sotto cui erano attaccati gli scudi con le iscrizioni funerarie.

In questo colonnato e sulle lastre della torre, a cui si accedeva per mezzo di una scalinata, abbondavano le sculture di ogni genere: statue di uomini e cavalli di meravigliosa fattura, come dice Procopio, sopra le quali dominava per le sue immense proporzioni la statua di Adriano su di una quadriga.  Dall'ingresso del Mausoleo, chiuso da una porta di bronzo (la celebre "porta aenea" del medioevo), un androne a volta, simile a quello delle piramidi egiziane, conduceva in linea elicoidale alla stanza destinata ad essere la tomba imperiale e situata nel mezzo della torre rotonda. E' una sala quadrata che un tempo dovette essere ricoperta di marmi preziosi; quattro grandi nicchie indicano ancora dove dovevano essere collocati i sarcofagi. I resti di Adriano riposavano in un sarcofago di porfido posto al centro della stanza. Sembra che sopra la torre rotonda vi fosse una costruzione ancora più piccola a forma di tempio, con colonnato, dove vi doveva essere una seconda stanza funeraria. Non sappiamo come terminasse la cupola di questo tempio e l'opinione che essa sorreggesse una grossa pigna di metallo dorato, che ora sta nel cortile del Belvedere, non è fondata su nessun fatto certo.

L'ingresso primitivo del Mausoleo guardava verso il Ponte Elio, che Adriano aveva fatto costruire poco lontano dal Trionfale, il quale probabilmente venne demolito. Il nuovo ponte a sette arcate, di travertino e ricco di statue, era già finito nell'anno 137. Adriano invece non visse fino a che furono terminati i lavori del Mausoleo, ed è incerto se vi furono seppelliti sua moglie Sabina e suo figlio adottivo Elio Cesare. Forse Antonino Pio, che fece trasferire da Pozzuoli le ceneri di Adriano per collocarle nel Mausoleo, avrà anche ordinato il trasporto dei resti di Sabina e di Elio. Ma noi non lo sappiamo; da una iscrizione rileviamo solamente che nell'anno 139 egli consacrò il Mausoleo ai suoi genitori adottivi Adriano e Sabina. Il magnifico edificio rappresenta l'epilogo della vita e delle gesta di Adriano."







Vedere anche:

ROMA - SAN PIETRO _ IL PROGETTO DI MICHELANGELO
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ROMA - I LUOGHI DEL POTERE
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TIVOLI - VILLA ADRIANA - IL SOGNO DI PIETRA DELL'IMPERATORE ADRIANO
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ROMA - IL VITTORIANO
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ROMA - PIAZZA NAVONA E SANT'AGNESE IN AGONE
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PALESTRINA - IL TEMPIO DELLA FORTUNA PRIMIGENIA
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RAVENNA CAPITALE DELL'IMPERO E POI DELL'ESARCATO
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AREZZO, GLI AFFRESCHI DI PIERO DELLA FRANCESCA
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VENICE - A CITY ON THE WATER
https://johncristiani.blogspot.com/2014/04/venice-city-on-water.html









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